Dopo aver impacchettato le nostre cose ci siamo messi in macchina e, salutata Dubrovnik ci siamo diretti verso Spalato con l’intenzione di fare tappa nella città di Ston (Stagno) famosa per gli allevamenti di ostriche – oltre che per il sistema difensivo: il secondo più grande in Europa dopo il Vallo di Adriano.
La strada costiera è ampia e molto ben tenuta: naturalmente, poiché passa all’interno di tutti i paesini della costa, la velocità è fortemente limitata dalle curve e dal traffico ma non è necessariamente un male, visti gli splendidi panorami che si possono ammirare. Francesco, peraltro, entusiasta della visuale della strada continuava a ripetere: “Ehi, ragazze, guardate che belle le isole!“. Lo diceva dopo ogni svolta (e su quella strada sono davvero tante) ed è diventato un po’ il tormentone della vacanza. Comunque sì, il panorama era davvero bello, anche se forse non c’era bisogno di ribadirlo ogni duecento metri.
Ehi, ragazze, guardate che belle le isole!
Dopo quarantotto chilometri (e settecentoventisei “ehi, ragazze, guardate che belle le isole!“) abbiamo deviato dalla strada principale per addentrarci nella penisola di Sabbioncello. In pochi minuti si arriva a Mali Ston (Stagno Piccolo) e, costeggiando le mura, si giunge infine a Ston (Stagno). Il paese è piccolo, molto carino e molto ben tenuto, dominato dalla montagna e dalle sue mura, tra le più lunghe del mondo.
Stagno, però, è famosa anche per le sue saline e per gli allevamenti di ostriche. Si da il caso che a Giovanna le ostriche piacciano molto e che ci sia un posto dove si possano mangiare a buon mercato.
Su Google Maps è segnalato semplicemente come Oysters Antonio ma si rischia di passarci davanti senza accorgersene.
Siamo arrivati da Antonio un po’ scettici: il locale è parecchio dimesso. Si tratta di una casetta sulla strada principale, senza insegna e con un piccolo porticato esterno dove si può mangiare. La scelta è limitata ad ostriche e cozze, ma sono naturalmente freschissime essendo “pescate” a poche decine di metri da lì.
Giovanna, quindi si è scofanata un piatto da dieci ostriche di Stagno a cui ne ha aggiunto subito un altro piatto da cinque. Siamo ripartiti molto soddisfatti (soprattutto Giovanna, visto che Francesco e le bambine hanno solo guardato) e avendo speso solo pochi spiccioli. Naturalmente, appena ripartiti…
Ehi, ragazze, guardate che belle le isole!
Da quel momento “l’ostricaro” è diventato l’altro tormentone della vacanza, citato con nostalgia da Giovanna ogni volta che ci sedevamo a mangiare qualcosa.
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