Cos’è successo alla Paolina Borghese del Canova?

Paolina Borghese Bonaparte come Venere vincitrice di Antonio Canova
La statua danneggiata: Paolina Borghese Bonaparte come Venere vincitrice di Antonio Canova

Chiariamo subito una cosa: la Paolina Borghese di Canova di cui parlano i giornali non è la Paolina Borghese di Canova a cui tutti abbiamo subito pensato. O, meglio, la è ma non la è. Chiariamo subito: si tratta del modello in gesso conservato alla Gipsoteca di Possagno, servito poi da modello per il capolavoro conservato a Galleria Borghese a Roma.

Il metodo di lavoro di Canova

Antonio Canova, uno dei più grandi scultori di tutti i tempi e sicuramente il più grande del suo periodo, era solito creare un modello in creta delle sue opere, seguito da uno in gesso. Il modello di gesso serviva poi da modello per la sua bottega. I suoi apprendisti sbozzavano il marmo e poi il maestro completava l’opera rifinendola. I modelli in gesso, però, non sono stati distrutti: sono (quasi) tutti conservati a Possagno, nel museo fondato dal fratellastro dell’artista. La Gipsoteca è un museo straordinario non solo perché testimonia il metodo di lavoro di Canova ma anche perché permette di vedere tutti insieme i modelli di statue che oggi sono distribuite nei musei di mezzo mondo.

Cos’è successo a Paolina Borghese?

Un turista, mentre stava visitando la gipsoteca, si è seduto sulla statua di Paolina Borghese per farsi un selfie. Per riuscire ad inquadrare sé stesso e la statua ha dovuto assumere una posizione particolarmente innaturale e con il suo peso ha spezzato un dito del piede della statua e ne ha danneggiate altre due.
Fortunatamente, il danno sembra non essere particolarmente grave, ed è sicuramente riparabile. Peraltro, le stesse tre dita erano state ricostruite alcuni anni fa perché la stessa statua in gesso era stata colpita da una granata durante la seconda guerra mondiale ed era andata parzialmente distrutta. E’ stata poi ricostruita utilizzando come modello il marmo romano.

Il turista maldestro

Identificato dai carabinieri, grazie alle telecamere di sorveglianza interna, il turista ha ammesso le sue colpe e si è detto pronto a sostenere le spese per riparare il danno.

Le statue alla Gipsoteca di Possagno non sono protette con dei nastri perché è sempre stata la volontà dei diversi direttori del museo quella di poter dare la sensazione di trovarsi nello studio dell’artista e quindi poter venire a contatto con le statue ed, eventualmente, anche scattarsi un selfie.

Però, magari, senza danneggiarle.

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