Appena messo piede dentro al cerchio delle mura di Dubrovnik il nostro host ci consiglia di fare il giro di ronda o al mattino presto o alla sera tardi. Il consiglio sarà poi ripetuto da chiunque: ristoratori e negozianti incontrati nei giorni successivi. Più facile a dirsi che a farsi: le mura aprono alle 8.00 e chiudono alle 19.00, in entrambi i casi il sole scalda le mura ben oltre della soglia di sopportazione. Due chilometri di cammino di ronda sotto un sole implacabile.
Così, dopo esserci organizzati con molta acqua, cappelli e un buon sonno all’orario di apertura ci siamo presentati davanti all’ingresso delle mura. Abbiamo salito baldanzosi le ripide scale che, due ore dopo, avremmo ridisceso con molta meno baldanza trascinando le gambe un passo dopo l’altro, un gradino dopo l’altro. Appagati dagli eccezionali panorami ma distrutti da un sole implacabile. La visita inizia appunto con la salita di una gradinata che porta sul cammino di ronda. Appena saliti sulle mura, però, si ha una spettacolare vista sullo Stradun, che taglia a metà l’abitato di Dubrovnik, ed è caratterizzato dalle due torri: quella del convento francescano, accanto al quale ci si trova e quella civile all’altro estremo della strada. La prospettiva dalle mura è di quelle indimenticabili che letteralmente lasciano senza parole: si viene sopraffatti dalla bellezza e dalla perfezione delle linee costruite dall’uomo.
Il giro delle mura è a senso unico quindi si è obbligati ad andare verso il mare attraverso il bastione di Bokar. Da lì si prosegue costeggiando il mare: le mura sono a strapiombo sull’acqua.
Superato il bastione di Sveti Ivan si entra nella zona del porto che si supera abbastanza agevolmente e godendo anche in questo caso di splendidi panorami sul porto, l’isola di Lokrum e la costa dalmata. Una volta arrivati a Trđava Asimon avevamo ormai percorso tre quarti del giro e ci siamo sentiti imbaldanziti dall’ottimo risultato.
In meno di due ore eravamo riusciti quasi a completare il giro e solo allora cominciavamo a sentire davvero il calore del sole. Abbiamo così cominciato a schernire chi ci diceva di affrontare il giro solo al mattino presto o alla sera tardi. Eravamo ormai convinti che quello che ci avevano detto fosse stato più un modo di spaventarci che un parere spassionato. Dopo una pausa per bere sotto una delle pochissime zone d’ombra ci siamo rimessi in cammino: certi che ormai il peggio fosse passato. E invece era ancora da venire.
L’ultima parte del percorso non è lunga, ma è durissima: il percorso è quasi tutto in salita (Minčeta, che svetta nel panorama della città, è il punto più alto del giro delle mura di Dubrovnik e si trova proprio appena prima della conclusione), completamente sotto il sole battente, che alle 10 comincia a martellare sul serio e dalla parte del monte che non gode della fresca brezza marina che caratterizza invece la prima parte del percorso. Va anche detto, però, che è la parte più affascinante e spettacolare del giro: con un unico colpo d’occhio – soprattutto in una giornata di sole – si abbracciano i tetti arancioni della città, il bianco delle mura e il blu del mare e del cielo che fanno da sipario. Una vista che non lascia certo indifferenti ma anzi spesso toglie il fiato grazie alla bellezza e ai colori vivacissimi che colpiscono gli occhi.
Siamo arrivati quindi al bastione Minčeta abbastanza stanchi ma con ancora un briciolo di forze che ci siamo giocati salendo in cima alla torre, aggiungendo gradini ai gradini già fatti. Appagati dal panorama ma cotti dal sole scendiamo trascinandoci verso l’uscita e scendiamo le scale iniziali sentendo la fatica ma affascinati dai panorami che si sono via via snocciolati davanti ai nostri occhi. La giornata tersa ha fatto apparire vividissimi tutti i colori: dal blu intenso del mare, all’azzurro del cielo e all’arancione dei tetti delle case di Dubrovnik.
Le mura di Dubrovnik sono fatte di pietra: una distesa di pietre arse dal sole. Il giro delle mura è lungo circa due chilometri, tutti sotto un sole rovente. Tutti quelli che abbiamo visto erano attrezzati con zainetto, macchina fotografica, scarpe comode, vestiti leggeri e sportivi.
Poi c’era questa signora, immediatamente soprannominata ‘la diva’, chiaramente fuori luogo. Biondissima, cappello bianco dalla tesa esageratamente larga, top azzurro sulla pelle, minigonna eccessivamente corta, tacco dodici e barboncino d’ordinanza. La diva guardava sprezzante tutti gli altri avventori compresi il suo marito/fotografo/schiavo e i suoi figli che chiaramente la compativano. La diva costringeva il marito/fotografo/schiavo a scattarle foto su foto mentre i figli la guardavano imbarazzati. Sulle prime la diva si accontentava di qualche foto con il mare come sfondo, poi ha cominciato a salire sul muro di protezione, a strapiombo sul mare! E via di foto: in piedi sul muro, seduta, distesa, con le gambe accavallate, con il cagnolino, con il cagnolino dentro la borsa…
Poi sgambettava giù dal muro, faceva tre metri, e costringeva il marito/fotografo/schiavo a riprendere la sessione fotografica mentre lei si sparava le pose contro il muro, nel mezzo del cammino di ronda, col vento tra i capelli, con il cappello, senza cappello, con la bocca in fuori…
Poi altri tre metri: con barboncino, senza barboncino, di nuovo sul muretto (inclinato, a 50 metri d’altezza sul baratro!): sdraiata, in piedi, con i tacchi, senza tacchi…
I figli, intanto, sotto il sole a 40° si guardavano in silenzio…
– Impossibile percorrerle con un passeggino perché ci sono molti scalini
– Spalmatevi molta crema solare
– Munitevi di cappello
– In generale sconsiglio di percorrerle con bambini piccoli
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